Mi capitò una volta di dover creare un dono per due innamorati che erano lontani e non avrebbero potuto trascorrere insieme la notte di Capodanno. Mi venne in mente un Koan del buddhismo Zen e lo riadattai creando una storia che porta con sé un pizzico di magia e che s’intitola
Il suono di una coppa sola
Aveva sempre saputo di non essere uguale a tutte le altre e questa diversità aveva contribuito ad accrescere il senso di solitudine che dominava la sua esistenza. Un corpo femminile ed esile e un’anima trasparente e cristallina l’avevano accompagnata nel viaggio attraverso il tempo. L’equilibrio era la sua forza e aveva concentrato la sua fragilità in un unico punto tenuto sempre segreto. Il vestito dorato, sobrio ed elegante, portava il segno degli anni trascorsi, ma il suo desiderio di regalità era rimasto intatto e sognava da sempre di stare alla tavola di un re e di brindare con lui. Viveva in un palazzo di vetro con altre sorelle del suo stesso stampo, ricoperta da un velo di polvere, a testimonianza del fatto che ormai, da tempo, non succedeva più nulla. Quando, una magica notte, una mano furtiva la chiuse in una stretta morsa e, nel più assoluto silenzio, la prelevò da quella prigione di vetro, sottraendola alla compagnia dei suoi simili e nascondendola alla vista di chicchessia. Si era sempre sentita sola e ora la solitudine era diventata realtà, tangibile come il silenzio che l’avvolgeva. Fu così che disperò di poter mai più sentire i suoni delle voci melodiose che si udivano ogni qualvolta incontrava le sorelle. Conobbe allora la notte più nera e dal buio profondo del suo essere emersero i fantasmi della paura, del dolore e della disperazione. Rabbrividì. Quel tremore fece vibrare un filo d’oro del suo vestito e lei si attaccò alla coda di quel raggio di luce che si librò nei cieli dell’anima e la trasportò con il cuore al suo sogno, al suo re. Così tornò la quiete. Sorrise a se stessa, nulla avrebbe potuto farle del male se fosse rimasta attaccata a quel sogno. A lui si abbandonò fiduciosa e incuriosita. Da quel momento visse con felice trepidazione ogni istante di quella che aveva tutta l’aria di essere la preparazione a un importantissimo evento. Un bagno caldo e profumato le ridiede lucentezza e quando una morbida spugna la avvolse, si sentì protetta e al sicuro. Non ebbe alcun timore, pertanto, di affrontare un lungo viaggio insieme a due compagni di avventura. Cadde così in un sonno profondo e dormì un poco, ma non seppe mai se e quando si fosse svegliata perché, in un sogno più reale della realtà, vide il suo re, seduto sul trono con aria assorta, che leggeva la storia di una coppa di champagne dalle pagine di uno strano libro e si domandava come avrebbe potuto brindare con una sola coppa. Qual era il suono di una coppa sola? Comprese allora che solo dal suo essere avrebbe appreso la soluzione a questa domanda poiché, come tutti i re ben sanno, egli era la soluzione. Solo se avesse trovato se stesso avrebbe saputo. Si cercò allora nel silenzio della coscienza e si soffermò sul suono di due coppe di cristallo che si toccano. Qual è il suono della destra e quello della sinistra? Impossibile distinguerlo, è un unico tocco. Appoggiò il respiro a quell’onda sonora, la seguì, conobbe la fine dei due aspetti di ogni cosa, superò tutti i suoni e raggiunse il suono senza suono. Finalmente, alzandola al cielo, realizzò il soave, inconfondibile, unico suono che fa una coppa sola e brindò con lei. Mai brindisi fu più coinvolgente. Mai coppa fu più felice.
Creai una scatola a forma di libro, con tanto di titolo inciso sul frontespizio. La copertina si apriva sulle pagine della storia e all’interno, in vani appositamente scavati, inserii una bellissima coppa di champagne in cristallo e oro, una bottiglia di Charles Heidsieck e un tappo di Swarovsky. Immaginate ora di essere lontani dal vostro “amore” e di ricevere per la notte di Capodanno un dono in grado di azzerare le distanze e creare la magia di un brindisi. E’ pura emozione…!